[vc_row][vc_column][vc_column_text]Non sono pochi i dubbi che lascia la vicenda dell’alienazione del palazzo della Prefettura, che il sindaco Manildo sta portando a compimento. Se da un lato è vero che i costi di restauro e gestione di un palazzo del genere sono assai elevati e difficilmente sostenibili, in un momento storico come quello presente, da parte di un Comune, dall’altro è anche vero che lascia alquanto perplessi la maniera con cui è stata condotta l’operazione. Se davvero si trattasse di un semplice passaggio da ente pubblico a ente pubblico, il problema potrebbe forse anche non porsi. In realtà il Comune cederà il palazzo a Invimit Sgr S.p.A. (Investimenti Immobiliari Italiani Sgr S.p.A.), società il cui capitale, è vero, è interamente detenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Tuttavia, nel sito internet di tale società si legge che «l’obiettivo di fondo della azione di Invimit Sgr è, operando in ottica e con logiche di mercato, di cogliere le opportunità derivanti dal generale processo di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, attraverso l’istituzione, l’organizzazione e la gestione di fondi comuni di investimento chiusi immobiliari» (https://www.invimit.it/chi-siamo/?lang=it). Leggendo le finalità di Invimit qualche dubbio a proposito del vero scopo dell’acquisto sorge spontaneo. È vero che il documento che illustra la variante al PRG che verrà discussa oggi in Consiglio Comunale mira a vincolare il più possibile il palazzo ad uso pubblico, ma alcune recenti operazioni simili, dimostrano come sia non impossibile “interpretare” l’etichetta “uso pubblico”.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Cedere i gioielli di famiglia può essere una soluzione per risolvere i problemi delle casse cittadine? E a che prezzo? 7 milioni e 500 mila euro sono una somma congrua? Perché precedenti stime parlavano di cifre ben superiori: 11.172.000,00 euro nel 2008, 9.545.500,00 nel 2013.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Aggiungiamo che la vendita del palazzo della Prefettura rappresenterebbe un pericoloso precedente: d’ora in avanti sarà legittimo pensare alla vendita di beni artistici o di valore storico/culturale in caso di necessità di reperimento di risorse economiche. Ne è conapevole il sindaco Manildo?
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Abbiamo letto sui giornali le dichiarazioni di importanti esponenti del Pd, relative all’impiego della somma derivante dalla vendita del palazzo della Prefettura. In particolare, il consigliere Tonella ha parlato di risparmio della spesa corrente e di investimenti, specificando che la somma alimenterà «gli investimenti per la città del futuro: gli alloggi popolari, il biciplan, gli interventi nei quartieri, la conclusione del recupero del museo Bailo» (http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2017/06/24/news/prefettura-scontro-sulla-vendita-1.15533772). Belle parole, ma alquanto fumose: prima di portare a compimento un’operazione simile sarebbe indispensabile sapere nel dettaglio dove e come verrebbero reimpiegati i soldi incamerati, al fine di poter meglio valutare se la il gioco vale la candela.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]articolo curato dagli attivisti: Domenico Losappio
comunicato stampa inviato a media e giornali il 28/06/2017
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