Recuperarne l’integrità originaria delle mura di Treviso quanto possibile è la sola cosa da fare.
Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini.
A Roma vige un detto: “Ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini”.
I Barberini, importante famiglia di principi e papi, saccheggiarono l’antica Roma per costruire nuovi palazzi e sculture, senza risparmiare i marmi del Colosseo.
Potremmo utilizzare questo modo di dire romano per affermare che a Treviso, ciò che non fecero i bombardamenti delle due guerre più recenti, lo fecero alcuni, pochi trevigiani? Ma, soprattutto, che lo stia facendo l’attuale Amministrazione – ultima ma non prima -, con mandato in scadenza, non vi sembra oltraggioso?
Questa giunta ha voluto, sostenuto fino in fondo e infine approvato, nonostante la forte opposizione di associazioni e cittadini, scandalizzati alla sola idea che ciò possa veramente accadere, la realizzazione di un parcheggio interrato, praticamente “appoggiato” al monumento più importante della città: le Mura difensive cinquecentesche.
Come si concilia questa decisione, con i festeggiamenti in pompa magna appena terminati, per il cinquecentenario del prezioso manufatto? Definirla una beffa è davvero poca cosa!
Ora, se veramente questa vasca di cemento venisse realizzata, comprometterebbe in via definitiva il muro di controscarpa – attualmente sepolto sotto l’attuale parcheggio a raso, ma pur tuttavia recuperabile, in quanto ancora integro -.
Inoltre, qualora si decidesse un domani di eliminarla, risulterebbe un lavoro impegnativo nonché costoso e, di solito, di fronte a tali limiti, si desiste dall’agire.
Per fortuna, sembra che l’Assessore Tazzer abbia, se non bocciato, quantomeno richiesto maggiori garanzie per la salvaguardia di un altro tratto delle Mura: il bastione di Castello – attribuito al Sanmicheli, noto architetto e maestro d’ascia del Rinascimento – in zona stazione, al quale un famoso impresario edile della zona, vorrebbe “appiccicare” un paio di condomini, sul lato interno.
Maliziosi come siamo, ci chiediamo se tale richiesta di maggiori garanzie non celi la volontà di temporeggiare da qui al dopovoto, dato che inizialmente il costruttore aveva ottenuto un sì di massima.
La Tribuna a febbraio del 2018 ci dava notizia dell’intenzione di avviare “un recupero moderno, non filologico ma rispettoso dello skyline del bastione” da parte dell’imprenditore.
Come? Un recupero non filologico?!? A ridosso del monumento più importante della città?
E l’Amministrazione Comunale che dice?
Sembra che quest’ultima avesse garantito il proprio benestare alle intenzioni progettuali, in cambio del recupero del bastione e dell’usufruibilità pubblica dello stesso, salvo poi irrigidirsi sulle garanzie.
Sì, avete letto bene: l’Amministrazione, che punta all’elezione di “Treviso Capitale della Cultura”, invece di sforzarsi in tutti i modi di preservare e/o ripristinare (filologicamente) ciò che di più importante ci ha consegnato il passato, abdica con leggerezza incomprensibile alla sua ennesima storpiatura (altre ne ha subite, nei decenni, il bel monumento: vedasi, ad esempio, la costruzione del condominio al posto dell’ex fabbrica del ghiaccio, davanti a Porta Carlo Alberto, con un garage auto che scende dodici metri sottoterra, il doppio delle Mura prospicienti).
Ma possibile che nemmeno questa Amministrazione abbia realizzato e compreso a sufficienza quanto il dato storico-artistico della nostra città vada preservato, a beneficio del sentimento identitario dei cittadini, ma anche per accrescerne l’attrazione turistica, creando così un volano per l’economia locale?
Sissignori, è un dato di fatto: con la cultura si mangia, eccome se si mangia!
Noi ci batteremo affinché le nostre Mura vengano preservate nella loro integrità, almeno per come ci sono giunte fino ad oggi; siamo inoltre favorevoli ad un recupero filologico di questo monumento nei tempi medi o lunghi, là dove possibile.
Con questo non vogliamo lasciare intendere di essere contrari a priori al recupero edilizio e urbanistico di parti della nostra città, ma riteniamo esserci delle norme da seguire, che definiscono chiaramente dove si può e dove non si può costruire. E questo, la Sovrintendenza ai Beni Architettonici dovrebbe saperlo bene, nonostante la “Legge del fare”, di renziana matrice, che agevola oltremodo chi tenta di andare in deroga alle più ovvie buone regole in campo urbanistico e storico-artistico.
Ricordiamo infine che a Padova, Ferrara e Lucca (solo per citarne alcune), le Amministrazioni hanno da tempo deciso di avviare il recupero delle proprie Mura, cercando e ottenendo finanziamenti europei. A Padova si è già proceduto all’abbattimento di edifici ritenuti estranei alla salvaguardia della monumentalità del dato storico-artistico delle Mura e della fascia di rispetto ad esse attribuito, in linea col progetto presentato in Europa, grazie al quale sono giunti i finanziamenti.
Continuate a farci arrivare le vostre proposte e i vostri suggerimenti!
⭐⭐⭐⭐⭐
articolo curato dagli attivisti: Olimpio Zanchetta
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