Alcuni giorni fa mi sono imbattuta casualmente in una foto che circolava in internet – per la precisione sulla pagina facebook “Matteo Renzi che fa cose” – relativa alla visita del presidente del Consiglio a Treviso e, in particolare, ad un gruppo di bambini, suppongo di una scuola materna.
Nello specifico, la foto ritrae il presidente, di spalle, che si avvicina alla comitiva di bambini intenta, probabilmente, ad arrampicarsi su un gioco.
È una bella foto: potrebbe essere il papà di qualcuno di quei bimbi che si avvicina per salutarli e loro, come fanno tutti i bambini del mondo, contraccambiano i sorrisi.
È semplicemente una bella foto.
I bambini sono tutti festosi, spontanei, come tutti i bambini del mondo all’avvicinarsi di qualcuno, soprattutto se famoso, magari visto in televisione: perché lasciarsi scappare questa occasione simpatica?
Purtroppo però la foto è stata fatta girare in internet. I visi dei bambini sono riconoscibili, mentre l’unico personaggio pubblico, che per dovere di cronaca poteva essere ben visibile, è di spalle, in barba al garante sulla privacy soprattutto in tema di minori.
Fosse solo questo il problema! La foto riporta una frase quantomeno becera. Un momento di quotidianità è stato strumentalizzato: contro chi? a favore di cosa?
Non intendo difendere Renzi o il politico di turno, ma il fatto che si utilizzino dei bambini per screditare questo o quel politico è vergognoso. Oggi tocca a te, domani a chi?
In quella foto non c’era nulla di malizioso, di politicamente scorretto o altro. Poteva essere un semplice saluto, un momento di pura socialità. Invece, anche in questo caso non si è persa l’occasione per sminuire l’avversario attraverso l’ingenuità e la spontaneità dei bambini.
L’ironia che accompagna la foto la dice lunga sulla incapacità degli adulti di soffermarsi sui principi ed i valori che dovrebbero accomunare e non dividere.
Io posso anche avere un pensiero politico differente dal tuo, essere anni luce in contrapposizione al tuo percorso di scelte sociali: su questi temi ci si può confrontare ed eventualmente anche scontrare, ma, per cortesia, senza utilizzare i bambini.